Conoscere i disturbi alimentari (DNA)

Numero Verde

SOS Disturbi alimentari
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Informazioni generali

Secondo la definizione più unanimemente condivisa dalla Comunità scientifica i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) sono definiti come:
“Persistenti disturbi del comportamento alimentare o di comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo, che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta”. (Da Faiburn 2003 – The Lancet )

Nella classificazione più diffusa i tre principali Disturbi Alimentari sono:

  • Anoressia Nervosa
  • Bulimia Nervosa
  • Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Desorder)

Anoressia Nervosa

  1. Restrizione nell’assunzione di calorie in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo salute fisica. Il peso corporeo significativamente basso è definito come un peso inferiore al minimo normale oppure, per bambini e adolescenti, meno di quello minimo previsto.
  2. Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se significativamente basso.
  3. Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso e la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso

Tipo con restrizioni: durante gli ultimi 3 mesi l’individuo non ha presentato ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione ( per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi). In questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.

Tipo con abbuffate/condotte di eliminazione: durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo ha presentato ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione ( per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).

Bulimia Nervosa

  • Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti:
    – Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es. un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
    – Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).
  • Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica.

Le abbuffate e le condotte compensatorie inappropriate si verificano entrambe in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso del corpo.
L’alterazione non si manifesta nel corso di Anoressia nervosa.

Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating)

  • Ricorrenti episodi di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato da entrambi i seguenti aspetti:
    – Mangiare, in un determinato periodo di tempo (per es. un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
    – Sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (per es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si sta mangiando).
  • Gli episodi di abbuffata sono associati a tre o più dei seguenti aspetti:
    – Mangiare molto più rapidamente del normale
    – Mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni
    – Mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente affamati
    – Mangiare da soli a causa dell’imbarazzo per quanto si stia mangiando
    – Sentirsi disgustati verso se stessi, depressi o molto in colpa dopo l’episodio
    – È presente un marcato disagio riguardo alle abbuffate.
    – L’abbuffata si verifica, mediamente, almeno una volta a settimana per 3 mesi.
    – L’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella Bulimia Nervosa, e non si verifica esclusivamente in corso di Bulimia Nervosa o anoressia Nervosa.

(Tratto da DSM 5, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Copyright America Psychiatric Association, Washington 2014)

Disturbi del comportamento alimentare nell'infanzia

Nell’ultimo decennio, casi clinici di anoressia nervosa ed altri disturbi alimentari sono stati sempre più  frequentemente segnalati anche in soggetti più giovani, cioè in individui in età prepuberale (dagli otto anni e prima del menarca e dei cambiamenti somatici indotti dalla pubertà).

Si è abbassata in generale l’età dell’insorgenza di tutti i disordini del comportamento alimentare, che si è spostata intorno ai 14-15 anni, con la comparsa del disturbo in bambine di 10-11 anni.
Secondo un recente studio di Irwin:
• il 9% delle pazienti con Anoressia Nervosa ad insorgenza prepuberale ha meno di 13 anni
• l’1% ha meno di 10
• l’8 – 33%: presenta comportamenti alimentari anomali
Il quadro clinico che osserviamo in queste bambine è del tutto sovrapponibile a quello delle ragazze adolescenti e giovani donne che abbiamo osservato sino ad ora: una ideazione intensa sul cibo e le forme corporee, l’uso del dieting, del vomito, dell’iperattività fisica, una insoddisfazione per il proprio aspetto che si trasforma in ossessione ed intorno alla quale ruota tutto il mondo interno ed esterno.

I fattori di rischio per un esordio precoce di DCA nei bambini sembrano senz’altro aumentati: i modelli culturali della magrezza a cui sono sempre più esposti bambine/i attraverso i mass media e i messaggi che transitano negli ambienti di vita familiari, scolastici e sportivi; abitudini alimentari scorrette e sempre meno regolari in ambito familiare, l’aumento dell’incidenza dell’obesità infantile, quest’ultimo potentissimo fattore di rischio specifico per lo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare.
Tutto ciò pone dei problemi nuovi e complessi e costringe medici, pediatri, psichiatri e psicologi, nutrizionisti a costruire percorsi assistenziali diversi, che tengano conto dell’età delle pazienti (8 -10 anni) e programmi di prevenzione basati sulla conoscenza, il riconoscimento, la diagnosi precoce onde tentare di prevenire un disturbo così insidioso che presenta, visto l’esordio precoce, alti rischi di compromissione organica e psicologica anche irreversibili.

Nel caso di bambine molto piccole, preadolescenti, il riconoscimento del disturbo non è molto facile, perché la perdita di peso e la restrizione alimentare vengono spesso scambiate per inappetenza infantile, sintomi da stress (magari per la scuola, nel passaggio tra la V Elementare e la Prima Media).
Inoltre la bambina non esplicita, come le adolescenti, in modo così chiaro la ragione per cui non mangia e cioè la paura di ingrassare.
Può semplicemente dire: Non ho fame.
Non c’è neppure il sintomo tipico della amenorrea, non avendo le bambine ancora avuto le prime mestruazioni.

Ma alcuni segnali possono rivelare il disturbo: il modo in cui mangiano, sminuzzando il cibo in pezzi piccolissimi, la lentezza del pasto, l’esclusione di alcuni alimenti, l’iperattività fisica, l’assunzione di molta acqua, un uso frequente del bagno soprattutto dopo i pasti, e poi il cambiamento psicologico che sopravviene, con una insofferenza ed una irrequietezza, che non facevano parte delle caratteristiche precedenti della bambina.

La nostra rete di intervento accoglie, a tutti i livelli di assistenza (ambulatori, degenza ospedaliera, residenzialità) pazienti sotto i 14 anni, avendo elaborato un programma di terapia e riabilitazione specifico e con personale pediatrico deputato.

Il programma si compone dell’approccio medico internistico, psicologico, nutrizionale, familiare e fisioterapico.

All’interno dei nostri programmi terapeutici non vengono utilizzati psicofarmaci per il trattamento di pazienti in età pediatrica, sia per ragioni di carattere etico, sia perché la letteratura internazionale, ripresa dalle Linee Guida Ministeriali, fornisce precise valutazioni sulla assoluta inefficacia di tali interventi farmacologici nella anoressia e nella bulimia.

Non utilizziamo la nutrizione artificiale, perché riteniamo che possa costituire per le piccole pazienti non solo un evento particolarmente intrusivo e traumatico, ma, anche, un rinforzo negativo alla prosecuzione del dieting.
Cerchiamo di lavorare, al contrario, per una graduale riacquisizione di una  alimentazione naturale, attraverso l’uso di pasti assistiti individuali e di gruppo, con l’obiettivo di incidere su uno dei più potenti meccanismi di mantenimento del disturbo alimentare, erodendo il controllo dell’alimentazione.

Particolare attenzione viene rivolta, inoltre, ai genitori di bambine così piccole, che arrivano estenuati sia dal dramma di avere la propria figlia che rischia la vita per un disturbo così severo, sia dalle peregrinazioni in cerca di un aiuto, che spesso non riescono a trovare o che si rivela inadeguato.

I genitori arrivano al nostro centro carichi di preoccupazione, stremati da mesi di contrattazione sul cibo o con la figlia, dilaniati dai sensi di colpa.
Chiediamo loro di dimenticare  una parola greca “aitia” che definisce contemporaneamente la colpa e la causa e cerchiamo di prepararli ad un compito che sarà  lungo e difficile, rassicurandoli  però che da questo disturbo oggi si può guarire.
Cerchiamo anche di comunicare che saranno sostenuti in tutti i passaggi del trattamento e non saranno mai abbandonati dall’equipe.

Ultimo aggiornamento
14/11/2023
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